Nello spettacolo “Sesso, droga e ipocondria” spiego come, grazie anche alla mia famiglia, io sia diventato ipocondriaco con un’eccessiva paura di morire che mi ha portato ad avere una smisurata attenzione alla cura della mia salute facendo diverse visite di prevenzione ogni anno, cercando di smettere di fumare fino ad arrivare ad uno psicologo depresso.

Ad aggravare tutto questo  è arrivata la pandemia e racconto come l’informazione sempre più allarmistica e la solitudine nel vivere da solo in un quartiere periferico romano figlio della gentrizzazione abbia aumentato questo disagio nella mia vita.

Da qui inizia la mia liberazione dalla paura attraverso un’analisi della società di oggi che si illude di poter allungare la vita affidandosi all’uso di pratiche orientali di dubbia origine ed efficacia, ad una “corretta” alimentazione che di corretto ha ben poco, che cerca di restare sempre giovane cancellando il termine “vecchio” e sostituendolo con “ancora sessualmente appetibile”, frequentando palestre per modellare un fisico che non ne vuol sapere e cercando gli elisir di eterna giovinezza dal parrucchiere sotto casa.

Concludo dicendo che l’ipocondria e la paura di morire sono quindi la naturale conseguenza di una vita passata a cercare di guadagnare altra vita, scordandosi  quindi di vivere veramente e che per farlo abbiamo solo due strade: la droga che secondo me andrebbe legalizzata portando molti benefici alla società; e l’amore, molto più pericoloso della droga vista la difficoltà a trovarlo e la nostra incapacità a gestirlo… alla fine si morirà comunque ma vivere in eterno potrebbe essere peggio.